Interviste

Le Vibrazioni: “Il rock non basta. Ora ci diamo al cinema”


Le Vibrazioni (Sony Music)
Album nuovo, vita nuova. Se possibile anche nel mondo del cinema. Per Le Vibrazioni e il suo frontman, Francesco Sàrcina (35 anni), è tempo di grandi cambiamenti.  Dal "Sei immensamente Giulia" di 'Dedicato a te' a oggi sono passati nove anni, quattro album in studio, centinaia di concerti e una serie impressionante di canzoni in vetta alle classifiche. Quanto basta per spingere la rock band milanese a chiudere un ciclo e ad aprirne un altro, dove la musica non sarà l'unica protagonista: a breve potremo vedere i componenti de Le Vibrazioni recitare in un vero e proprio film.
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A rivelarlo, dietro i suoi immancabili occhiali da sole, è proprio il leader del gruppo, che abbiamo incontrato alla Sony Music di Milano per ripercorrere la carriera della band e parlare di 'Come far nascere un fiore', il primo loro 'Best'. Il disco, in uscita il 25 ottobre su etichetta Rca/Sony Music, arriva a un anno dal loro quarto progetto discografico ('Le strade del tempo') e contiene i maggiori successi e tre brani inediti, tra cui il singolo omonimo già in radio da qualche settimana.
Il titolo del 'Best' e del primo singolo inedito è 'Come far nascere un fiore': cosa significa?
"La canzone è ispirata un episodio di vita vissuta: un rapporto finito male con un amico. Nel brano racconto di come l'ho reso partecipe della realtà dei fatti, 'uccidendolo' simbolicamente (il riferimento è al verso 'tra fratelli ci si può anche uccidere', ndr): era il modo per lasciarlo libero. Come per i fiori, per le rose, un gesto violento come la potatura è la condizione necessaria per crescere e rinascere. C'è bisogno di essere veri e diretti nei rapporti umani, togliere via le maschere, anche a costo di essere duri. Soprattutto in un'epoca come questa, in cui l'ipocrisia trionfa".
L'album contiene una raccolta dei vostri brani migliori. Come li avete scelti?
"Quest'album è l'ultimo con la nostra casa discografica, Sony Music. E' la fine di un ciclo. Quindi la scelta dei pezzi da inserire l'abbiamo fatta tutti insieme: i brani sono stati scelti anche dal nostro ex bassista Marco "Garrincha" Castellani. E' come una storia di amore e odio che si chiude. Poi se ne aprirà un'altra".
E i tre inediti 'Come far nascere un fiore', 'Il sangue e anche il resto' e 'Inno alla foresta'?
"Sono brani scritti insieme. Di solito ho sempre scritto tutto io, ma in questo caso era giusto che nell'ultimo disco del ciclo ci fossero pezzi composti da tutti. Abbiamo messo anche un brano, 'Inno alla foresta', tutto strumentale di otto e minuti e mezzo.  Una song da viaggio dedicata a chi ama ascoltare la musica con calma e attenzione, prendendosi il tempo giusto che serve per l'ascolto. Non è per ascoltatori rapidi e 'skippy', anche se purtroppo in questo periodo se ne vedono sempre di più".
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Com'è stata l'esperienza di selezionatore a X Factor?
"Breve. Io avevo sempre criticato il programma, ma volevo toccare con mano. E anche dal vivo, non mi ha entusiasmato. Mi avevano proposto persino di prendere il posto di Morgan. Ma ho rifiutato. Innanzitutto perché era, ed è, un amico e non volevo creargli difficoltà in un momento così delicato per lui. Ma anche perché penso che show del genere abbiano contribuito a rovinare la musica. Suonare, creare musica è qualcosa di sacro, un parlare con gli dèi. Non si può trasformare tutto in un reality".
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Qual è stato finora il momento più bello della carriera con Le Vibrazioni?
"Ce ne sono stati tantissimi. Suoniamo insieme da nove anni ormai, dodici se si calcola anche il periodo precedente al primo album. I periodi più belli sono stati quelli iniziali, quando giravamo con il furgone e suonavamo con zero soldi e enormi difficoltà. Sognavamo di sentire le nostre canzoni cantate da tanta gente, così come poi è avvenuto. Un episodio in particolare è stato quando eravamo a Viareggio. Io, con la mia solita faccia tosta, sono andato dal proprietario di un locale e gli ho chiesto 'ci fai suonare?'. Lui non sapeva neanche chi fossimo ma ci ha visti in faccia e ci ha detto: 'Ragazzi, mi piacete: domani provo a farvi esibire'. Ed è andata bene: abbiamo lasciato gli strumenti lì e il giorno dopo abbiamo suonato. Una grande gioia".
E il momento più difficile?
Anche in questo caso è difficile scegliere. Probabilmente quando si è suicidato un nostro amico chitarrista, David. E' stato un trauma enorme per noi ma anche per molte altre band milanesi.
Cosa farete ora?
"Non lo sappiamo ancora. Per il tour di 'Come far nascere un fiore', la voglia è quella di fare un tour nei teatri: due ore con tutti i singoli dell'album. Poi si vedrà se scegliere la strada della produzione indipendente oppure ritentare con una casa discografica major: chissà, magari di nuovo la Sony".
E cosa farà Francesco Sàrcina?
"Mi piace mettermi alla prova con cose nuove, scoprire altri mondi. Qualche tempo fa, per esempio, ho partecipato come ospite a un progetto hip hop con i rapper Don Joe e Shablo: anche se non è un genere che ascolto, è stata una bella esperienza. Nel videoclip facevo anche lo stuntman e potevo fare ogni diavoleria che volevo con la mia macchina, senza che nessuno mi potesse ritirare la patente: finalmente! Ecco, non mi pongo limiti".
Tra gli altri mondi da esplorare c'è anche il cinema?
"E' un mondo che mi affascina molto e che conosco ancora più da vicino perché sono molto amico con Riccardo Scamarcio. Dal punto di vista musicale, con Le Vibrazioni abbiamo già realizzato dei brani per alcuni film e se capiterà di nuovo, perché no? A titolo personale ho firmato le musiche di 'La scuola è finita': un'esperienza molto intrigante. Mi piacerebbe continuare a lavorare anche in questo ambito. Dal punto di vista strettamente cinematografico, ho invece da fare una rivelazione".
Prego.
"Io e gli altri membri della band abbiamo recitato in un cortometraggio. Quindi anche io ho finalmente fatto l'attore. Ne avevo parlato tante volte ma ora l'ho sperimentato. E ho capito anche quanto è difficile questo mestiere: ecco perché gli attori vengono pagati tanto, è giusto! Nel nostro caso, si tratta di un piccolo film, che dovrebbe essere pronto per fine novembre. Il regista è Fabio Luongo, lo stesso che ha diretto il videoclip della nostra canzone 'Drammaturgia'. E' stata una cosa estemporanea, molto interessante, che parla di noi e… il resto è una sorpresa. Non svelo nient'altro".
E per finire, la vita privata. Diventare padre l'ha cambiata?
"Sì. Sono entrato in un altro universo. Ho cominciato a pensare al domani.  Fino ad allora, essendo giovane, avevo sempre vissuto bruciando le tappe, godendomi il presente al 100%. Avere un figlio a 30 anni mi ha proiettato 30 anni avanti. Quando l'ho preso in braccio la prima volta ho pensato alla magnificenza della creazione, alla grandezza di Dio. E tutta questa bellezza mi ha reso più responsabile. Mio figlio ha 5 anni ora e io, per lui, vado ai colloqui all'asilo, parlo con le maestre…  Provo a fare il bravo papà, insomma, ma senza voler proiettare me stesso in lui".
Maurizio Di Lucchio

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