domenica 19 maggio 2013

Intervista a Luciano Ligabue




Intervista a Luciano Ligabue

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Luciano Ligabue
Dicono che le donne siano attratte solo dai belli e dannati, e a volte solo dai dannati… mah. Certa che sarei rimasta immune al fascino di Ligabue, mi presento puntuale all'intervista. Giacca, camicia stiratissima, jeans e tacchi io, maglietta, jeans e stivali texani lui. Che ci troveranno? - mi domando mentre mi siedo davanti a lui. Inizio con la prima domanda… risponde garbato, via la seconda… però, ha una bella voce… vai con la terza… effettivamente è interessante... vai con la quarta… ha anche un bel viso… la quinta… che sorriso… ok, ho perso.
Sei sempre alla ricerca di cose nuove: perché?
Non so resistere ai nuovi progetti, alle novità in genere, prendo tutto come una sfida da affrontare. Di indole - e chi mi conosce bene lo sa - sono molto curioso, e mi piacciono in particolare le cose che hanno un carattere di unicità, quindi capirai bene che quando qualcuno mi propone qualcosa di intrigante ‘mi frega’ sempre. Mi piacciono le contaminazioni, le collaborazioni, il confronto costruttivo, amo le differenti forme di espressione, i diversi linguaggi, esplorare tutto quello che mi fa provare emozioni e che mi mette in condizione di comunicare con gli altri. È per questo che diretto anche due film e scritto dei libri, penso che ci siano molti modi per ‘incontrarsi’, ma il tutto deve sempre essere guidato dalla passione e dall’emozione che non deve mai mancare in nessuna cosa che faccio. Proprio per questo mi aspetto sempre che un progetto - sia esso un concerto, una serata, un disco, un libro - riesca come me lo sono immaginato, come l’ho pensato. L’incontro tra musica rock e un’orchestra sinfonica è difficile da immaginare e si carica per forza di aspettative enormi, sono due mondi lontani ed è questo che mi piace, due universi che comunicano unicamente grazie alla voglia di mettersi alla prova e di fare cose insieme.

Come ti prepari ad entrare nell’Arena di Verona per il ciclo di concerti che ti vedrà protagonista assieme a un'orchestra classica di ben settanta elementi?
Avrò sotto il culo una Ferrari, scusa il francesismo. Uno spettacolo che gode del rodaggio di un’estate di concerti e di un gruppo affiatato già è roba tosta, e se in più a questo si aggiunge un’orchestra sinfonica con settanta elementi e una cornice di tutto rispetto direi che abbiamo un'opportunità fantastica da sfruttare.

A creare la magia di un concerto basta la bravura dei musicisti, o serve anche la magia del luogo in cui si suona?
Suonare come in posti come l’Arena di Verona, un luogo di cui sono profondamente innamorato, è un’esperienza magica. Per me è importante ricordare agli altri e soprattutto ricordare a me stesso di quanta bellezza abbiamo intorno e sperimentare quanta potenza ha questa bellezza, la nostra storia che a dire il vero diamo troppo spesso per scontata. Ho rivisto di recente un dvd dei Simple Minds girato proprio all’Arena di Verona durante un loro concerto ed è stato impressionante notare la forza, la suggestione e l’effetto che se ne ricava.

E questo amore per la tua terra viene fuori anche dal progetto ‘impatto zero’...
Ho sempre promosso l’uso dei mezzi pubblici per raggiungere i luoghi dei miei concerti o spronato i ragazzi a condividere il viaggio per ridurre al minimo le emissioni di anidride carbonica nell’aria. Insieme a LifeGate concretizziamo gli intenti del protocollo di Kyoto e compenseremo tutte le emissioni ‘generate’ dal concerto con l’impianto di nuove foreste in Costa Rica.

Cosa chiede a te il tuo pubblico e cosa chiedi tu al tuo pubblico?
I ragazzi che mi seguono, che mi vengono a vedere si aspettano sempre una scarica, una botta tremenda, che io certo non faccio mancare, ma vorrei anche mettere in evidenza a la delicatezza che si può trasmettere con la musica. Al pubblico chiedo un po’ di pazienza perché forse potrei anche spiazzarli un po’, ma sono certo che come sempre troveremo il modo di comunicare.

Parli spesso di emozione...
L’emozione è fondamentale, l’emozione è tutto, se nelle cose non mi emoziono io per primo come faccio poi a trasmetterla a mia volta? Quando per esempio ho provato la prima volta con l’orchestra ed ho cantato "il giorno del dolore che ognuno ha" ho provato una sensazione fortissima che a fatica sono riuscito a contenere. È questo che mi piace, che mi fa sentire vivo, che mi fa sperimentare sulla pelle tanta forza, mi auguro solo di essere in grado di ridarla poi in dietro con la stessa intensità provata da me.

I libri di Luciano Ligabue

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