lunedì 23 giugno 2014

Due chitarristi che dicono la loro

DUE CHITARRISTI che dicono la loro

Scritto da: diegoromero

In questo fine primavera/inizio estate di un altro annus horribilis (per fortuna che il signor Renzi, coi suoi 80 euro, ha offerto la pizza...!), qualcuno prova a dire la sua, come i due chitarristi/cantautori di questo articolo. Il primo a essere citato è, va da se, visto il contributo emotivo che ha dato alla musica italiana e, ma è solo una precisazione tautologica, alla chitarra intesa come possibilità di pronunciare il futuro a sette note, è Ricky Portera. Questo visionario straordinario, a distanza di 7 anni dalla sua ultima pubblicazione ritorna sul panorama musicale internazionale con “Fottili”, un album di rabbia e all’insegna del “non ho più niente da dimostrare”. Ricky Portera, non è una novità, è un artista che per molto tempo ha caratterizzato il suono e i palchi del gigante Lucio Dalla. Un mito della chitarra per genialità ed espressività , che ha saputo in questo nuovo lavoro, dal titolo goliardico, confezionare e realizzare sapientemente un progetto per certi versi temerario. La sua voce, forse occultata dal personaggio legato allo strumento a 6 corde, avrebbe dovuto avere, nel passato, più attenzione perché particolare e, miscelata ad arrangiamenti calibrati, non sarebbe passata inosservata in altre mani e in altri tempi. Forse questa è la volta buona. Come sempre, anche per la squisitezza dei testi, questo nuovo album dovrebbe attirare l’attenzione di un pubblico largo, per non parlare dei suoi assoli, sempre sopra le righe. Ospiti importanti hanno dato il loro prezioso contributo : Gaetano Curreri , PierDavide Carone, Pino Scotto, Andrea Innesto (Cucchia), Claudio “Gallo “ Gollinelli…. solo per citarne alcuni. La produzione discografica è a cura di Beppe Aleo.
Per i più appassionati, a seguire, c’è una sintesi del cammino artistico di questo personaggio sempre in movimento. Il primo approccio di Ricky Portera con il panorama musicale risale al luglio 1969, quando entra a far parte dei Club72, gruppo nato alcuni anni prima a Castelfranco Emilia del quale fanno parte Danilo Bastoni (tastiere), Augusto Menozzi (voce), Renato Tabarroni (percussioni), Gianni Suzzi (basso), Gabriele Mattioli (sax tenore e baritono), Dino Melotti (sax tenore) e Portera (chitarra solista). È fondatore con Gaetano Curreri degli Stadio, coi quali si è cimentato anche in vesti di cantante nei brani Un fiore per Hal (presente nel primo album del gruppo e nella colonna sonora di Borotalco) e La mattina (presente nel Q Disc Chiedi chi erano i Beatles). Storico collaboratore di Lucio Dalla, è stato anche chitarrista di Ron e altri autori italiani come Eugenio Finardi e Loredana Bertè. Lucio Dalla ha scritto e dedicato a Portera il brano Grande figlio di puttana, che divenne, nel 1982, il primo grande successo degli Stadio. Ha scritto per Vasco Rossi Una nuova canzone per lei (1985). Uscito dagli Stadio ha continuato la carriera di session man collaborando con Nek, Massimo Bozzi, Robert & Cara (prodotti da Dalla). Ha partecipato al Festival di Sanremo nel 1996 al fianco di Paola Turci per il brano Volo così e nel 2006 con Anna Tatangelo per il brano Essere una donna. Nel 1990 realizza il suo primo album da solista omonimo. Al disco collaborano il sassofonista James Thompson e Giovanni Pezzoli degli Stadio.
Nel 1996 torna a lavorare con Lucio Dalla in studi e dal vivo, dopo quasi dieci anni di distacco. Nel 2007 esce il secondo album solista, Ci sono cose, nel quale riprende anche il classico degli Stadio Canzoni alla radio, scritta nel 1986 insieme a Luca Carboni. Per l’occasione ricompone il nucleo originale degli Stadio,Giovanni Pezzoli alla batteria, Roberto Costa al basso e Gaetano Curreri. Lo stesso anno riceve la cittadinanza onoraria di Mistretta, in provincia di Messina, paese di origine del padre. Su iniziativa di una associazione giovanile locale, è stata inaugurata una scuola di chitarra per principianti e non, tenuta dallo stesso artista. Ha svolto insieme al gruppo Custodie Cautelari un tour con sei chitarristi italiani; da questa esperienza è nato anche un CD live dal titolo La notte delle chitarre. Nell’aprile del 2010 ha partecipato come solista all’album Piano Car del compositore minimalista Stefano Ianne, insieme a Trilok Gurtu e a Nick Beggs dei Kajagoogoo. Ha poi affiancato Ianne nel tour di promozione dell’album. Sempre nel 2010 ha fatto parte del GIG (Genuine Italian Guitars) assieme a Luca Colombo, Maurizio Vercon e Peppe Scarciglia.
Di Mimmo Parisi, invece, citiamo il suo ultimo album digitale titolato “Et c’est passé”, rintracciabile per il free download su Jamendo e altri internet store. Parisi è un artista sintetizzabile con la definizione originale di rockantautore. Rockantautore perché, pur avendo nella sua cultura importanza straordinaria l’epopea cantautorale di tutte le varie scuole italiane (genovese, milanese, romana, bolognese etc.) e internazionali, come Dylan, Springsteen o Jeff Buckley, o la scuola de chansonnier, giusto per citarne alcune, ha sempre avuto grande attenzione all’impatto chitarristico (è lui stesso chitarrista che ha sempre ammirato, neanche a dirlo, il grande Portera) e al sound da band del brano da presentare. D’altra parte i suoi testi, come “…Qui ci vorrebbe John Wayne” o “Arrendetevi siete circondati” o, ancora, “Tempi duri”, rimandano a un atteggiamento di protesta e rabbia verso una società che si fa plagiare e che accetta acriticamente chi si arroga il Potere. Il “gregge” teorizzato da Friedrich Wilhelm Nietzsche, secondo Mimmo Parisi, rappresenta in modo raccapricciante e realistico, purtroppo, coloro che accettano senza il minimo segno di critica i masnadieri del Potere: “Osserva il gregge che pascola davanti a te: non sa che cosa sia ieri, che cosa sia oggi; salta intorno, mangia, digerisce, salta di nuovo, e così dal mattino alla sera e giorno dopo giorno”. Di questo artista è sicuramente apprezzabile la capacità di autogestirsi. Parisi opera rigorosamente in home recording, quindi senza gli “effetti speciali” del grande produttore o la promozione della pluripremiata major di turno. Del resto bisognerebbe smetterla di pensare all’artista come marketing e basta, non è più tempo. Se qualcuno ha qualcosa da dire, ammesso che ce l’abbia, lo metta giù se sa scrivere, lo disegni se sa disegnare, lo canti se sa cantare, lo componga se lo sa fare. Bisogna iniziare ad allontanarsi dal mondo greve dove la vita è tutta in un tweet: breve, senza contenuto e con la testa che ritorna a brucare.

Diego Romero, giornalista web