domenica 27 ottobre 2013

Un saluto a Carlo: 'Ciao Verdone'.

http://www.chitarristi.org/?p=31624
Giovanni Contini intervista il cantautore bolognese Mimmo Parisi, impegnato nella promozione del suo nuovo disco“Non Faccio Prigionieri”, secondo  album di inediti composto da 9 brani, (e del quale, inaspettatamente, fa quasi da traino “Ciao Verdone”, un brano rock/blues dalla verve ironica) che raccontano storie di provincia, punti di vista personali che s’intrecciano ovviamente con la gente con la quale viene a contatto.
Oltre che ovviamente nel mondo, in questo 2013 – periodo che canti nel tuo nuovo album – a Bologna  cosa è cambiato?
Bologna è stata ed è ancora una città vitale. La sua vitalità non è data tanto dai bolognesi quanto dall’incontro fra bolognesi e la gente che anima e vive la nostra città arrivando da fuori. A vent’anni avevo tanti amici pugliesi, calabresi e da ogni parte d’Italia che erano qui per studiare e anche oggi il contesto è lo stesso anche se ora, per quanto riguarda la socialità e le serate da trascorrere in osteria, le regole non sono più le stesse e ci sono alcune “restrizioni” come le chiusure anticipate, dei locali, i divieti di portare i bicchieri fuori…
Una considerazione che esprimo immediatamente è che la vita qualche tempo fa sembrava potesse essere più creativa di quanto oggi si stia rivelando, ma si è stati  poco incisivi nel sociale e io personalmente mi aspettavo una politica diversa e invece…sempre le solite diatribe anacronistiche fra destra e sinistra…
Abiti in centro o fuori Bologna?
Vivo in una zona leggermente decentrata, ma questa decisione non nasce dalla volontà di fuggire dalla città quanto dalla voglia di un’esperienza diversa e dalla ricerca di un minimo di calma.  Ma sono spesso in via Ugo Bassi, quindi di Bologna non mi perdo niente.

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Che cos’è ‘sta storia di Carlo Verdone & Mimmo Parisi?
E’ solo un’idea che mi è venuta pensando a quanto Carlo sia rock.


Carlo Verdone rock?
Sicuro. Come lo definiresti tu uno che ha sostanzialmente lanciato gli Stadio di Curreri? Senza contare i personaggi ‘coatto/rock de noaltri’ che ha interpretato nei suoi film. Poi c’è la sua passione per Jimi Hendrix, per gli Who di Townshend… e che dire della sua presenza (quando gliene danno l’occasione) di suonare i tamburi, come dice Stefano D’Orazio dei sempreverdi Pooh?

Parliamo del tuo ultimo lavoro. Un commento sulla scelta particolarmente combattiva del titolo?
Ho sempre sentito l’esigenza di dare un titolo pregnante a un album (visto che sono un rockantautore schierato  che cerca, nei limiti del possibile, di dire la sua sul mondo), e d’altra parte usare solo il mio nome o il mio cognome non sarebbe una grande idea, la lascio agli ultra famosi cui basta solo l’acronimo per attirare l’attenzione. Con l’ultimo album, essendo appassionato di ‘società civile’ ho deciso di utilizzare un titolo che non dia adito a dubbi: chi non è all’altezza non può fare il prigioniero. Quest’ultimo prevede una chiarezza di intenzioni che molta gente ‘di comando’ non ha, quindi a casa!
Il brano “L’Aquilone” fotografa con amarezza mista a speranza la possibilità di realizzare che si è prossimi alla ragazza dei sogni, sembra quasi di sentire l’attimo esatto in cui si viene folgorati, travolti e convertiti dall’amore…quante volte nella tua vita hai provato questa sensazione?
Mi piace pensare che l’esperienza ultima di questo tipo l’abbia provata con la ragazza che amo e che mi ha dato una magnifica bimba. Sì, poi non ha senso, almeno per me, stendere un conto di questo tipo.
Come sai, in giro per le reti, ci sono dei  programmi musicali tipo Star Academy. Che cosa pensi dei talent-show e quali opportunità credi possano dare ai giovani emergenti?
Credo che, ad essere onesti, i talent-show non vengano fatti in servizio alle case discografiche, ma che in quanto programmi televisivi la loro anima sia rivolta all’audience. Non sono tanto un trampolino artistico quanto una possibilità in più per i bravi interpreti, che però sono solo una piccola parte della musica. La storia della musica è fatta di autori e cantautori, di band…e non si rinnova con chi interpreta. Il limite delle case discografiche che hanno investito tanto sui talent è stato secondo me un po’ un errore visto che non si premia l’originalità ma la popolarità.
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Bene, a questo punto ti faccio gli auguri per “Non Faccio Prigionieri” e, in particolare “Ciao Verdone” che vedo trasmesso su diversi media che non sia solo il classico Youtube. Quindi, chiamami appena hai qualcosa di imminente da segnalare a chi ti segue e a chi, potenzialmente, ti potrà seguire: questo è un augurio che ti faccio in modo particolarmente sentito, visto che ho… sentito i tuoi brani!
Grazie, non potevi farmi un augurio più bello di questo. Ti assicuro che mi farò vivo appena metto insieme qualcosa d’altro.

domenica 8 settembre 2013

Raf, il cantautore amico di Renzulli.

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Raf: 'Non siamo solo Numeri'

Esseri umani come numeri. La mortificazione cui il Terzo millennio rischia di sottoporre le persone. Un grido contro il nucleare. L'amore per sé e per la natura. Dopo Cosa resterà degli anni '80, Raf sembra appunto riallacciare il filo a vent'anni fa con Numeri, il nuovo alvum d'inediti che arriva a tre anni da Metamorfosi.
Già nella title-track una sorpresa: i featuring di Frankie Hi Nrg e Nathalie Giannitrapani: '...siam numeri di tutti i generi/espressi in indici/riassunti in medie/sempre in numero un po' superiore a quello delle sedie/60 milioni di cui un terzo lavora/1 su 30 sta a casa/1 su mille non la trova/tu contane 8, il nono è povero e per l'erario ogni 1000 di loro c'è un ultramilionario. Forse solo oggi lo sappiamo per davvero cos'è restato di quegli anni '80: lo zero', canta il rapper capitolino.
'L'idea di quel riferimento - spiega Raf all'Adn Kronos - è venuta a Frankie. Nel brano volevo un rap e ho pensato di affidarlo all'artista che sento più vicino a me. Ci siamo subito intesi sul senso del brano e lui ha scritto questo testo bellissimo. Poi c'è Nathalie, che trovo una della voci più interessanti degli ultimi anni: la dimostrazione che da quei talent, che io non amo, può uscire qualcosa di buono. E io mi sono ritagliato solo una 'conclusione': numeri, non solo numeri, diversi e simili, ognuno ha la sua storia...'. Dopo il crollo delle ideologie, nulla ha colmato quel vuoto e sono il primo ad ammettere di aver grandi difficoltà a sentirmi rappresentato da un partito o da un politico di quelli che vedo in giro. Però credo che se ognuno di noi mettesse più amore in quello che fa, il mondo sarebbe migliore'.
Nel disco altri titoli come Controsenso o Ogni piccola cosa sono dedicati a raccontare la nostra vita contemporanea: 'Si corre per correre, si sceglie per scegliere - dice Raffaele Riefoli – non ci si ferma però mai davvero a pensare, a riflettere, a decidere. E anzi affrontare un discorso un po' più profondo è praticamente impossibile. Come padre di figli adolescenti questo mi preoccupa. Cerco di dedicare del tempo a far capire che oltre allo shopping ci può essere il piacere di una passeggiata...'.
Le risposte, dice il cantautore di Margherita di Savoia, sono nel cuore di ognuno: sei tracce trattano infatti d'amore e sono Un'emozione inaspettata, Oltre di noi, Vertigine, Il mio scenario, Mai del tutto e Un tempo indefinito. Mentre Nuovi mondi vira verso la china ecologista: 'Il brano non è entrato nel disco sull'onda emotiva di quanto accaduto in Giappone. E d'altronde io già vent'anni fa indossavo sempre magliette contro il nuclare'.
Registrato tra i suoi studi casalinghi a Formello, fuori Roma, e il Mulino di Acquapendente, con uno staff ormai consolidato, il disco vede anche alcune new entry tra le firme autorali: accanto alla sua compagna Gabriella Labate (che ha scritto con Raf Ogni piccola cosa), spiccano quelle di Girolamo 'Gimmi' Santucci, già dietro l'album Quindi? di Max Gazzè, di Saverio Grandi, autore di hit epocali per Stadio e Vasco Rossi, e di Antonio Iammarino, pianista che da un paio di anni collabora con Raf.
Alla pubblicazione dell'album seguirà un tour che partirà in estate e proseguirà in autunno: 'Sarà la rappresentazione di questo album, con la band con me sul palco e con l'ausilio di immagini. E non mancherà una selezione dei brani del suo repertorio che piacciono ai miei fan. In oltre 25 anni di carriera la scelta è ampia, e per questo ogni tanto 'scatta' il medley'.

domenica 28 luglio 2013

Bluvertigo.

Scritto da M.U.
Ne è passato di tempo dalla Trilogia Chimica!
Morgan, all'anagrafe Marco Castoldi, è recentemente tornato alla ribalta grazie, o per colpa, di X Factor, popolare trasmissione televisiva pseudo-musicale. Basta una rapida visione del programma per giungere ad una conclusione: Morgan ha esagerato, impersonando fin troppo realisticamente il personaggio fuori dagli schemi che guidava i Bluvertigo. Se all'epoca dei suoi primi successi interviste stravaganti e vistoso make-up erano parte di una scelta artistica condivisibile e autoironica, oggi la credibilità delle sue azioni sembra venire meno. In particolare, storciamo il naso di fronte a sciocchi battibecchi, false proposte e ideali di seconda mano in un improbabile teatrino dei debuttanti.
Frettolosa come conclusione, giustificata in parte, sicuramente spontanea reazione del fan tradito, ma frettolosa. Non solo gli appassionati hanno reagito. Ecco il pensiero di Eros Ramazzotti espresso su La Repubblica circa un anno fa:

Anni fa Morgan ha detto: "mi vergogno di essere rappresentato nel mondo da uno come Ramazzotti". Ma chi è Morgan? Che vuole? Che fa? Il giurato, il giudice a X Factor, il posto peggiore dove un cantante esordiente possa capitare.

Tuttavia, chiedere ai suoi sostenitori sul blog di X Factor cosa ne pensano di questo rilancio televisivo è sicuramente una prova del fatto che Morgan tiene a dare spiegazioni e a discutere della sua più recente evoluzione.
Un'analisi dell'artista Morgan dagli albori della sua carriera può essere utile ad inquadrarlo da un'altra prospettiva, un punto di vista che ci permetta di perdonargli la presunta caduta di stile, soprattutto se durante questa esplorazione teniamo ben presente il tratto fondamentale del nostro: l'eccentricità.
Fin dal 1995, quando uscì il primo lavoro ufficiale a nome Bluvertigo dal titolo Acidi e Basi, non è mai mancata a Morgan la capacità di stupire pubblico e critica con atteggiamenti esuberanti, degni discendenti del periodo glam di David Bowie, uno dei suoi principali idoli. Per quanto immaturo, Acidi e Basi porta con sè i due aspetti chiave della musica dei Bluvertigo: la peculiarità lirica e la varietà stilistica.
Nulla togliendo al talento del resto della band, è a Morgan che guardiamo quando si tratta di decisioni in studio, produzione, testi e direzioni intraprese. Poliedrico e sempre attento alle influenze, Morgan seleziona per le musiche tutto quello che è stato il suo passato di ascoltatore e il suo presente di musicista-ascoltatore. Colto in questo senso più di altri suoi contemporanei, per tutta la durata del suo percorso artistico, compreso quello solista, troviamo cantautorato italiano (Battiato e De André) mescolato con rock d'oltremanica, gli anni '80 della new wave e l'elettronica d'avanguardia. Morgan forgia per i Bluvertigo uno stile perfettamente riconoscibile, personale e meno debitore al resto del mondo di quanto lo sia il suono di, ad esempio, Afterhours o Marlene Kuntz. Sul versante lirico, rinuncia alla rima facile in favore di aforismi, metafore e allusioni, in uno sfoggio di ermetismo poetico che spesso e volentieri fa da filtro ad esperienze personali: un demone buono e un demone cattivo si scontrano in me, canterà in Metallo Non Metallo, secondo disco per i Bluvertigo nel 1997 e col tempo diventato quello più rappresentativo.
Il successo è immediato, e si consolida due anni dopo con l'ultimo capitolo della cosiddetta Trilogia Chimica, Zero. Una raccolta nel 2001 dal nome Pop Tools, contenente il brano "L'Assenzio" portato a Sanremo nello stesso anno, sarà l'ultima mossa prima del silenzio stampa da parte dei Bluvertigo: evitando aperte dichiarazioni, il gruppo si pone in una fase di stallo, allontanandosi dai riflettori senza ammettere o promettere nulla, fino al recente ritorno per qualche concerto.
Tra la presunta fine e l'annunciato ritorno, Morgan non ha mai disdegnato il mezzo televisione, è forse questo che i fan intransigenti non riescono a capire, e con loro i critici dell'ultima ora. Anzichè ergersi a figura portante del rock alternativo dello Stivale, per poi smentire tutto tradendo la fiducia dei propri ammiratori con azioni di dubbio gusto, Morgan non ha mai vestito tali panni. Proprio per questo la partecipazione al festival di Sanremo non va fraintesa: i Bluvertigo non stavano mendicando popolarità, continuavano semplicemente per la loro strada anche se imposta dalla casa discografica. La loro non è una battaglia contro il mainstream, la loro musica non è mai stata il portabandiera di chissà quale orgoglio snob.
E' molto più semplice in quest'ottica discutere dell'artista Morgan, che sempre artista rimane nonostante i Bluvertigo siano messi da parte. Da solista, il nostro pubblicherà tre album, spostando l'attenzione verso un'intimità molto più accentuata che in precedenza. Morgan mette a nudo la sua vita e i suoi amori, i suoi contrasti e le sue paure, le sue ossessioni e il suo presente: Canzoni dell'Appartamento, primo lavoro a suo nome e sicuramente il migliore, vince il premio Tenco nel 2003. Non mancano collaborazioni per colonne sonore, le apparizioni in televisione (fra le altre: MTV Absolutely 90s e da Fazio a Che Tempo Che Fa) e la pubblicazione di libri che gli valgono un discreto successo di critica. In ogni sua comparsa conserva comunque intatta l'aria da intellettuale che si porta dietro ormai da anni: nei vestiti, nei vezzi, nei toni e nella scelta lessicale Morgan si mantiene al tempo stesso onesto e scostante, introverso ed eclettico.
Il suo approdare a X Factor ha subito suscitato reazioni contrastanti, eppure la sua figura mediatica è sempre esistita, latente in certi momenti ma sempre presente e pronta a riapparire per comodità o necessità. Ambiguo come nelle sue opere, non è sufficiente una trasmissione televisiva per giudicare il suo lavoro, e il fraintendimento è alla portata di mano di fronte ad un personaggio che di maschere ne indossa almeno tante quanti sono i vestiti che cambia regolarmente tra una puntata e l'altra.
Il miglior modo per capire Morgan restano, in ogni caso, le sue parole. E per capire il suo attuale punto di arrivo c'è solo da chiedersi insieme a lui:

Dove sono arrivato
come ci sono arrivato
e in quali condizioni
sulla strada che non prenderemo
dove sono arrivato?
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