giovedì 24 luglio 2014

Cd autunnali

Marco Ligabue, fratello del più noto Luciano, ha rilasciato il primo singolo che farà parte del cd che sarà lanciato nel post estate. La canzone si chiama “Ti porterò lontano” ed è disponibile sui principali digital store. Il brano si avvale di un videoclip diretto da Maurizio Bresciani e visibile su Youtube e realizzato negli Usa. Marco Ligabue ha dichiarato su Facebook che, in una società che vuol plagiarti, spesso gli succede di voler fuggire senza nemmeno la valigia. Il cantautore di Correggio fa notare come uno dei meccanismi che incatenano l’individuo in modo errato a questo mondo che passa il minimo sindacale, è il fatto che ‘qualcuno’ ci convinca che esista un unico colore e un unico modo di intendere la vita. Questo porta la persona ad abbassare gli occhi. Ci vuole poco però, alzando gli occhi, per rendersi conto che mille sfumature sono pronte a colorare l’esistenza.

Per il cantautore Mimmo Parisi e per la sua Stratocaster Marshalldipendente è disponibile sui digital store “Dammi una mano”, brano che anticipa l’album d’autunno che titola “La polvere del ring”.
Sul suo canale Youtube è possibile anche vedere il videoclip associato al brano. La canzone ha come tema il ‘curioso atteggiamento’, giusto per usare un eufemismo, di chi si interessa di fatti importanti usando una profonda superficialità. L’ossimoro si impone perché esistono personaggi che creano continuamente neologismi improbabili per indicare disturbi e patologie che avrebbero bisogno di altra attenzione.
Cosa c’è di inaccettabile nelle parole cieco, sordo, zoppo o altro? Questi ‘studiosi’ apparentati all’Accademia della Crusca sono dei giocolieri della parola, essi inventano termini e perifrasi pensando di poter modificare la realtà. Così, dopo gli audiolesi, sono nati i visulesi!
Le parole non possono modificare la sostanza delle cose: ciechi e non vedenti sono sinonimi e non muteranno di una virgola lo status dei fatti. Per contro, se qualcuno ha bisogno, diamoci da fare… ma per favore: non a parole!
Ecco, questo è il filo conduttore della canzone “Dammi una mano” del cantautore bolognese Mimmo Parisi.

"Io nella vita ho qualcosa da dire/ io nella vita non sono un bluff/ tu prendi il diavolo per la coda/ ma esser famosi è già fuori moda per me/ e non c'è più niente da dire/ e non c'è più niente da capire perché quando l'ostacolo è solo un nuovo gioco politico tutta la gente va in panico ed io mi agito e non mi va di essere normale".
Queste parole appartengono invece a Gianluca Grignani, cantautore appena assurto agli onori della cronaca per lo scontro con alcuni carabinieri. La canzone è “Non voglio essere un fenomeno”, brano apripista per il cd d’autunno “A volte esagero”.
Che dire? Testo e titoli sembrano una premonizione di ciò che gli è capitato. Tuttavia e al di là della cronaca va detto che Grignani è un artista che ha fatto della sincerità la sua bandiera. Va ricordato come, tempo fa, ospite in una delle trasmissioni della De Filippi (quale? E chi lo sa… Tra amici, poste, uomini, donne, nonni ringalluzziti e talent per ogni uso ed evenienza, vai a capire quale fosse!), comunque in quell’occasione alla domanda su come cantare meglio, il cantautore rispose in modo spiazzante: “Ah, io faccio come mi viene, non sto mica lì a perdere ore”, concluse ridendo.
A conti fatti, dopo questa estate tutto sommato scarsa di sole, si preannuncia l’arrivo di un autunno di cd roventi.


Massimo Albertini, giornalista web

lunedì 14 luglio 2014

La legge di Grignani


Il 13 luglio 2014 è rimbalzata sulla rete e sui media la notizia, in parte falsa, di
violenza e resistenza a pubblico ufficiale da parte di Gianluca Grignani. Il teatro dell’accaduto è stato Riccione. Qui, il cantautore milanese, 42 anni, è in vacanza estiva  con la moglie e i quattro figli da un mese.    
Si è detto che fosse ubriaco e drogato e che avrebbe dato in escandescenze, diventando quindi pericoloso.  Qualcuno ha detto che sarebbe stata addirittura la moglie a far intervenire i militari.  La cosa è stata comunque negata dalla donna che ha fatto capire con chiarezza che non si sarebbe mai sognata di fare una cosa del genere. Insomma non ci sono problemi in famiglia.
Molto probabilmente l’evento va letto, senza sconti gratuiti e senza scudi di marca falsamente artistici, all’interno di un momento critico che Grignani sta vivendo nell’ambito della  sua storia personale.
D’altra parte, l’evento ha fatto scalpore perché Gianluca è un cantautore affermato, fatti simili possono manifestarsi in ogni persona e, ovviamente, non avere lo stesso riscontro mediatico: il salumiere esaurito può fare casistica e far cercare un altro negozio al pensionato con la borsina della spesa piegata fra le mani, ma non funzionare come apertura per il tg.
Il buon Gianluca Grignani, comunque e in seguito a questa bravata, prima è stato
accompagnato al Pronto soccorso del "Ceccarini", dove i sanitari l'hanno sottoposto a flebo calmanti, poi  è stato portato in caserma dove intorno alle tre di notte è stato formalmente arrestato.  
A breve sarà giudicato per direttissima in Tribunale a Rimini.  Al momento è a casa. Agli arresti domiciliari.
Non per il simpatico artista, ma la storia degli arresti in casa è ormai una barzelletta. Una barzelletta che non fa ridere: ad esempio, che differenza c’è tra i cialtroni del Mose veneziano e, prima ancora, dello scandalo milanese dell’Expo con l’operaio che s’ammala? Ma nessuna, son tutti a casa. I primi a organizzare con dovizia e coi soldi rubati la loro difesa di “innocenti”, il secondo aspetta con trepidazione il medico che controlli che non sia un ributtante scansafatiche fannullone (l’antico e dismesso Brunetta docet). Ovviamente se è un ributtante vero (perché può pure essere), quest’ultimo bisogna fustigarlo, abbassargli la paga o licenziarlo che è meglio. E i primi? Mah,per quanto colpevoli, ma chi li leva di torno? Guardate Scaiola e tanti altri. Sembra che si riciclino per mitosi.
Tuttavia pare che i saggi “lavoratori” del Parlamento vogliano togliere gli arresti domiciliari, al suo posto arriverà il fermo al bar (saranno assicurati e pagati dallo Stato 2/3 giocatori di scopetta per socializzare col poveraccio fermato…). Ah, le consumazioni sono a carico del bar ospitante.

Comunque e per ritornare al nostro tema principe, caro Gianluca, come dice il tuo collega cantautore bolognese Mimmo Parisi, “Quando non sei stato ad uno show, chi ti conosce?”. Appunto, è esattamente quello che non puoi fare tu che agli show ci vai spesso e sei ultra conosciuto: non fare show diversi dalle tue esibizioni canoniche. Forza che sei uno dei migliori cantautori italiani.

Marcello Alfano

sabato 12 luglio 2014

Metallo italiano


Ci siamo, il debutto ufficiale di Vasco Rossi a Roma è stato celebrato. Il verbo "celebrare", vista l'affluenza vertiginosa dei suoi "discepoli", non poteva essere lasciato sul vocabolario ad ammuffire. Questa è stata la prima tappa dei suoi sette concerti, come al solito e come ha abituato i fan, unici e irripetibili. Il titolo di quest'anno è Live Kom 2014. Le prime recensioni parlano di grande energia ed impeto grintoso. Il sold out è assicurato per tutti i rendez-vous al gusto di watt sparati nel cielo.
La Repubblica ne parla così:"Si presenta con una giacca in pelle argentata, l'apocalisse di Vasco-Kurtz è una scarica di potenza ed energia in cui la poesia delle sue canzoni, a cominciare dal manifesto di "Vivere", fa i conti con la doppia cassa del batterista americano. È davvero una svolta: l'inizio è una bordata heavy metal che spettina e quasi stordisce la platea, poi si ascolta "... Muoviti!" da Liberi Liberi, l'album della separazione dalla Steve Rogers Band, "che ho scritto alla fine degli anni Ottanta" ricorda Vasco, "ma riarrangiata così è uno sballo (...) E per il finale, come al solito affidato alle note di "Albachiara". Con fuochi d'artificio e il Blasco che dice: "Tenete duro"Ad accompagnarlo, tra gli altri, e alla chitarra, c'è l'ormai consolidato Stef BurnsSolieri, il chitarrista storico è rimasto fuori, ma non è la prima volta. Di Burns, valido strumentista e nel passato al servizio di Alice Cooper, il singer con boa e ghigliottina al seguito, ricordiamo il sentito album  "Roots & Wings", pubblicato  martedì 21 gennaio 2014 dalla sua casa discografica. L'album ha esordito a quasi sei anni di distanza dal precedente cd "World, Universe, Infinity" L'incisione del disco è avvenuta in diverse location, Italia, Olanda e Stati Uniti. I brani presenti e tutti inediti, sono dodici. La parte compositiva ha visto anche, oltre al titolare Burns (stratocaster/voce), Fabio Valdemarin (tastiere) e Juan van Emmerloot (batteria). La promozione live si è avvalsa anche del fenomenale singer italiano Roberto Tiranti, il quale ha partecipato soprattutto, in questo particolare frangente, come bassista. All'interno del mondo del "heavy metal che spettina", come acutamente puntualizza la Repubblica, in riferimento a Vasco Rossi nella sua prima data romana, trova posto "Non faccio prigionieri", una vera dichiarazione di guerra al potere da parte del rockantautore bolognese Mimmo Parisi, conosciuto anche per l'uso intensivo della sua Stratocaster.Uno stralcio del testo, indirizzato a chi vota con la coscienza obnubilata dalle falsità del mentitore di turno, rende con dovizia il sapore di cartavetrata che emana dal brano: 
"L'attacco è per qualche tanghero
Che affida il potere ai ladroni
Ai rubagalline
Non faccio prigionieri!" 
Il brano "Non faccio prigionieri" di Mimmo Parisi, è reperibile sulla rete nei principali store digitali. Il metal, quello buono, non rischia la ruggine.  
(A cura di Diego Romero)
Qui il link all'articolo originale: http://www.yastaradio.com/

lunedì 23 giugno 2014

Due chitarristi che dicono la loro

DUE CHITARRISTI che dicono la loro

Scritto da: diegoromero

In questo fine primavera/inizio estate di un altro annus horribilis (per fortuna che il signor Renzi, coi suoi 80 euro, ha offerto la pizza...!), qualcuno prova a dire la sua, come i due chitarristi/cantautori di questo articolo. Il primo a essere citato è, va da se, visto il contributo emotivo che ha dato alla musica italiana e, ma è solo una precisazione tautologica, alla chitarra intesa come possibilità di pronunciare il futuro a sette note, è Ricky Portera. Questo visionario straordinario, a distanza di 7 anni dalla sua ultima pubblicazione ritorna sul panorama musicale internazionale con “Fottili”, un album di rabbia e all’insegna del “non ho più niente da dimostrare”. Ricky Portera, non è una novità, è un artista che per molto tempo ha caratterizzato il suono e i palchi del gigante Lucio Dalla. Un mito della chitarra per genialità ed espressività , che ha saputo in questo nuovo lavoro, dal titolo goliardico, confezionare e realizzare sapientemente un progetto per certi versi temerario. La sua voce, forse occultata dal personaggio legato allo strumento a 6 corde, avrebbe dovuto avere, nel passato, più attenzione perché particolare e, miscelata ad arrangiamenti calibrati, non sarebbe passata inosservata in altre mani e in altri tempi. Forse questa è la volta buona. Come sempre, anche per la squisitezza dei testi, questo nuovo album dovrebbe attirare l’attenzione di un pubblico largo, per non parlare dei suoi assoli, sempre sopra le righe. Ospiti importanti hanno dato il loro prezioso contributo : Gaetano Curreri , PierDavide Carone, Pino Scotto, Andrea Innesto (Cucchia), Claudio “Gallo “ Gollinelli…. solo per citarne alcuni. La produzione discografica è a cura di Beppe Aleo.
Per i più appassionati, a seguire, c’è una sintesi del cammino artistico di questo personaggio sempre in movimento. Il primo approccio di Ricky Portera con il panorama musicale risale al luglio 1969, quando entra a far parte dei Club72, gruppo nato alcuni anni prima a Castelfranco Emilia del quale fanno parte Danilo Bastoni (tastiere), Augusto Menozzi (voce), Renato Tabarroni (percussioni), Gianni Suzzi (basso), Gabriele Mattioli (sax tenore e baritono), Dino Melotti (sax tenore) e Portera (chitarra solista). È fondatore con Gaetano Curreri degli Stadio, coi quali si è cimentato anche in vesti di cantante nei brani Un fiore per Hal (presente nel primo album del gruppo e nella colonna sonora di Borotalco) e La mattina (presente nel Q Disc Chiedi chi erano i Beatles). Storico collaboratore di Lucio Dalla, è stato anche chitarrista di Ron e altri autori italiani come Eugenio Finardi e Loredana Bertè. Lucio Dalla ha scritto e dedicato a Portera il brano Grande figlio di puttana, che divenne, nel 1982, il primo grande successo degli Stadio. Ha scritto per Vasco Rossi Una nuova canzone per lei (1985). Uscito dagli Stadio ha continuato la carriera di session man collaborando con Nek, Massimo Bozzi, Robert & Cara (prodotti da Dalla). Ha partecipato al Festival di Sanremo nel 1996 al fianco di Paola Turci per il brano Volo così e nel 2006 con Anna Tatangelo per il brano Essere una donna. Nel 1990 realizza il suo primo album da solista omonimo. Al disco collaborano il sassofonista James Thompson e Giovanni Pezzoli degli Stadio.
Nel 1996 torna a lavorare con Lucio Dalla in studi e dal vivo, dopo quasi dieci anni di distacco. Nel 2007 esce il secondo album solista, Ci sono cose, nel quale riprende anche il classico degli Stadio Canzoni alla radio, scritta nel 1986 insieme a Luca Carboni. Per l’occasione ricompone il nucleo originale degli Stadio,Giovanni Pezzoli alla batteria, Roberto Costa al basso e Gaetano Curreri. Lo stesso anno riceve la cittadinanza onoraria di Mistretta, in provincia di Messina, paese di origine del padre. Su iniziativa di una associazione giovanile locale, è stata inaugurata una scuola di chitarra per principianti e non, tenuta dallo stesso artista. Ha svolto insieme al gruppo Custodie Cautelari un tour con sei chitarristi italiani; da questa esperienza è nato anche un CD live dal titolo La notte delle chitarre. Nell’aprile del 2010 ha partecipato come solista all’album Piano Car del compositore minimalista Stefano Ianne, insieme a Trilok Gurtu e a Nick Beggs dei Kajagoogoo. Ha poi affiancato Ianne nel tour di promozione dell’album. Sempre nel 2010 ha fatto parte del GIG (Genuine Italian Guitars) assieme a Luca Colombo, Maurizio Vercon e Peppe Scarciglia.
Di Mimmo Parisi, invece, citiamo il suo ultimo album digitale titolato “Et c’est passé”, rintracciabile per il free download su Jamendo e altri internet store. Parisi è un artista sintetizzabile con la definizione originale di rockantautore. Rockantautore perché, pur avendo nella sua cultura importanza straordinaria l’epopea cantautorale di tutte le varie scuole italiane (genovese, milanese, romana, bolognese etc.) e internazionali, come Dylan, Springsteen o Jeff Buckley, o la scuola de chansonnier, giusto per citarne alcune, ha sempre avuto grande attenzione all’impatto chitarristico (è lui stesso chitarrista che ha sempre ammirato, neanche a dirlo, il grande Portera) e al sound da band del brano da presentare. D’altra parte i suoi testi, come “…Qui ci vorrebbe John Wayne” o “Arrendetevi siete circondati” o, ancora, “Tempi duri”, rimandano a un atteggiamento di protesta e rabbia verso una società che si fa plagiare e che accetta acriticamente chi si arroga il Potere. Il “gregge” teorizzato da Friedrich Wilhelm Nietzsche, secondo Mimmo Parisi, rappresenta in modo raccapricciante e realistico, purtroppo, coloro che accettano senza il minimo segno di critica i masnadieri del Potere: “Osserva il gregge che pascola davanti a te: non sa che cosa sia ieri, che cosa sia oggi; salta intorno, mangia, digerisce, salta di nuovo, e così dal mattino alla sera e giorno dopo giorno”. Di questo artista è sicuramente apprezzabile la capacità di autogestirsi. Parisi opera rigorosamente in home recording, quindi senza gli “effetti speciali” del grande produttore o la promozione della pluripremiata major di turno. Del resto bisognerebbe smetterla di pensare all’artista come marketing e basta, non è più tempo. Se qualcuno ha qualcosa da dire, ammesso che ce l’abbia, lo metta giù se sa scrivere, lo disegni se sa disegnare, lo canti se sa cantare, lo componga se lo sa fare. Bisogna iniziare ad allontanarsi dal mondo greve dove la vita è tutta in un tweet: breve, senza contenuto e con la testa che ritorna a brucare.

Diego Romero, giornalista web

mercoledì 2 aprile 2014

In bilico tra passato e futuro

Et c’est passè c’est passè
E sei passata pur te
Che sei barattolo vuoto
Nella strada buttato.”


In bilico tra la poesia, la musica e, perfino, la filosofia. Questa una prima sintesi di quest’album di Parisi, col titolo in francese “Et c’est Passé”, composto di 6 pagine di note e significati.
Se ci si contenta di una sbrigativa visione, si direbbe che la speranza e la disillusione sono gli ‘oggetti’ che permeano tutte le canzoni, e che questo album è una sorta di raccolta di istantanee ripensate nel silenzio dello studio Alidicarta, dove Mimmo articola la sua attività di cantautore. Speranza e disillusione costituiscono un potente ossimoro che permette di guardare comunque e nonostante, al giorno che si tramuta in notte e all’alba che accende l’orizzonte: in ogni caso, è sempre successo, la luce, anche se minima, si manifesterà. Quindi un invito alla fiducia è pur presente tra le pieghe delle parole dei 6 brani. Non mancano i marchi di fabbrica di questo cantautore appartato: punti di vista originali da poesia stradaiola (“Il Grande Cielo”), profili politici (“Arrendetevi Siete Circondati” e “Qui ci Vorrebbe John Wayne”), temi personali (“Il Dolce Tempo di Maria”) e considerazioni  sul contesto sociale decadente (“Tempi Duri) che, ormai da troppo, attanaglia questa Italia che meriterebbe ben più equilibrate figure e meno, ma molto meno, biechi personaggi più interessati a fare un passaggio al Parlamento per assicurarsi il vitalizio da nababbo, che a quello che un professionista di media capacità dovrebbe saper fare di default per la socialità.



Quindi, Parisi, cantautore appassionato del sociale, tra l’altro, pubblica quindi queste 6 canzoni all’ombra della perdita delle illusioni, come da testo di “Et c’est Passé”. Ma le illusioni sono veramente negative? Diciamo che, anzi, per grande fortuna esse esistono. E ancora, le illusioni sono la materia prima con la quale si costruisce la fanciullezza, l’età che è fatta di attese, di sogni, di speranze, perché poi  l’età adulta non riserva più neppure il piacere , illusorio e inesistente, dell’attesa di un bene futuro. E’ quindi, diamo qualche chance a questa escamotage della psiche. Infine, vale la pena ricordare che, tra i poeti, Leopardi è stato uno che ha vissuto anche grazie alle illusioni.


Alex Baldini, giornalista e blogger
Qui il video del brano pilota dell'album:



lunedì 27 gennaio 2014

Gocce di pioggia nel parco

Gocce di pioggia

(Un racconto breve del cantautore Mimmo Parisi)



Non è molto educato  esprimersi in questi termini nei suoi confronti. Si rischia una caduta di bon-ton, lo so. Lo sappiamo  tutti che è la miss delle stagioni. Non per niente Botticelli le ha dedicato un'opera. Non è comunque un buon motivo, questo va detto, creare scompiglio nel popolo delle rondini (e non solo) che trepidanti hanno più volte chiesto all'infreddolito vento del nord-est notizie sul bel paese. Sfiduciate, come viaggiatrici di un aeroporto in sciopero, hanno bivaccato in riva ai fiumi della grande madre Africa nell’attesa dello sparo di partenza; ognuna ha sostato guardinga e pronta con la sua piccola valigia di sogni: rivedere il vecchio nido sotto la grondaia, salutare i cervi della montagna o meravigliare, con una sortita nel cielo della città, i ragazzini che si foraggiano da McDonald's. Alla fine è arrivata: è una primavera recalcitrante, indolente. Ormai siamo in maggio. I programmi televisivi cominciano ad andare in vacanza: bisognerà sorbirsi i vari 'il meglio di...' o qualche film mitologico riciclato.
Per fortuna che con la bella stagione lei è ritornata a visitare questo parco tutti i giorni, come l'anno scorso. Biondina, con gli occhi scurissimi come il cielo notturno zampillante di stelle. La trovo bellissima ma non saprei dire perché. Più volte ho analizzato la sua figuretta dal fascino color pastello. In genere veste semplice, casual: T-shirt, jeans e, raramente, camicette, una delle quali color fiordaliso. Le sta d'incanto su quella gonna lunga che indossa di rado. In lei leggo il Kunstwollen della natura, la sua volontà d'arte. Ormai vivo il mio tempo in completa funzione di lei. Aspetto l'alba con impazienza, poi scruto attentamente la sua finestra: eccola! Anche oggi come un sorriso si apre verso me. Se avete letto 'La vita di Maria Wuz, il giocondo maestrino di Auenthal' di Jean Paul, mi capirete. Infatti, nell’attesa delle sue visite al parco, ho organizzato le mie giornate puntellandole di piccoli impegni. Cose ordinarie come ascoltare il concertino pomeridiano del canarino della signora Tina, lo stormire delle chiome della betulla, e altre amenità del genere.
A pomeriggio inoltrato, quando mancano due ore alla caduta del sole, la vedo arrivare puntuale. Si siede sulla solita panchina, gioca con un passerotto curioso che le si avvicina saltellando, apre il suo libro e vi si tuffa dentro. Spesso alza la testa e, incuriosita, mi guarda e mi sorride. Ce ne stiamo in silenzio a guardarci.
Così non può andare avanti! Devo decidermi, basterebbe un gesto, una parola. Basterebbe inventarsi qualcosa...
L'estate è arrivata come un treno tedesco o, come dicono gli inglesi, o' clock. C'è una felicità rovente nell'aria. Non per me. Lei è via. Maledetto chi ha inventato le vacanze, le ferie e tutta quella massa di ragioni che me l’hanno portata via! Mi tengo su pensando che come l'altro anno, trascorse le vacanze al mare, lei tornerà alle sue letture e a me.
L'autunno e alle porte. Sono emozionato come un bambino al suo primo giorno di scuola. Eccola! Sta superando il cancello. E' appena abbronzata. Ma, chi è quello che l'accompagna? Si siedono sulla solita panchina. Lui le ruba un bacio. “A proposito”, fa lei divertita e prendendolo sottobraccio per portarlo verso me, “ti presento un amico, mi ha fatto tanta compagnia...”. Una foglia stanca si stacca dal ramo suicidandosi al suolo.
Lui mi guarda appena. Poi scruta pensieroso il cielo: “Claudia, sarà meglio incamminarsi sulla via del ritorno, ho paura che ci sia in agguato un acquazzone”. “Cosa? Ma non può essere, non ci sono tuoni e non c’è nemmeno una nuvola!”. “Sarà, tuttavia  il tuo amico, sì... insomma la statua del parco, ha già il viso rigato, non possono essere altro che gocce di pioggia”.