domenica 15 novembre 2020

Jacques Brel, il più grande cantautore di lingua francese

 

 (AFP/Getty Images

Jacques Brel, il più grande cantautore di lingua francese, era belga (ma visse poi a Parigi) e, quando la cultura francese ancora contava qualcosa fuori dalla Francia, fu il maestro dei suoi colleghi in tutto il mondo, e influentissimo sulla leva dei cantautori italiani degli anni Sessanta. È sepolto in Polinesia, dove aveva trascorso i suoi ultimi anni prima di morire di cancro ai polmoni il 9 ottobre 1978. Qualche anno prima, nel novembre del 1966, aveva fatto i suoi ultimi concerti: tra cui, il 15 novembre, l’ultimo a Bruxelles, in Belgio. A Bruxelles c’è una stazione del metrò che si chiama Jacques Brel.
Queste sono le dieci canzoni che il peraltro direttore del Post Luca Sofri aveva scelto per il libro Playlist, la musica è cambiata. Vale la pena di riascoltarle oggi.

Quand on n’a que l’amour
(Jacques Brel 2, 1957)
La sua prima canzone di successo è una proclamazione in crescendo e senza ritornello della forza dell’amore, che si conclude con una precoce (era il 1956) strofa hippie: “Quando c’è solo l’amore, per parlare ai cannoni, e nient’altro che una canzone per convincere un tamburo, allora con soltanto la forza di amare avremo nelle mani il mondo intero, amici”.

La valse à mille temps

(Jacques Brel 2/La valse à mille temps, 1958)
Un valzer, appunto, sempre più precipitoso: un ballo d’amore, ballato prima piano piano, e che poi accelera man mano che lui e lei sono sempre più stretti, sotto gli occhi di Parigi che tiene il tempo.

Ne me quitte pas
(Jacques Brel 2/La valse à mille temps, 1958)
“Ne me quitte pas” è un grande classico di poesia melodrammatica, cantato poi in mezzo mondo. Vuol dire “non mi lasciare” e lui enumera tutte le cose che farà per ottenere questo risultato. Bellissima, e ancora di più dove fa “moi, je t’offrirais des perles de pluie”, arrotando le erre.

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