Era il 1965 anche per Keith Richards. Il chitarrista si disse che
doveva inventarsi qualcosa di memorabile: come non fosse già memorabile
essere uno degli Stones! Ad ogni modo, qualcosa che gli gironzolava per
la testa ce l’aveva. Cercò di concentrarsi. Fece della riflessione il
tema principe delle sue giornate di chitarrista originale – è sua l’idea
di tirare via la sesta corda (insomma, la più voluminosa) dallo
strumento, infatti ama suonare spesso con cinque corde – ; poi, tutto ad
un tratto, in un giorno di quel 1965,
bang!: gli venne fuori
quel riff micidiale! Potrebbe essere andata così. Ma potrebbe anche
essere andata diversamente. Infatti un’altra tesi vorrebbe che Keith
Richards, in un momento post sbronza, si metta alla chitarra, registri
un paio di minuti e, al mattino, si ritrovi nel registratore a bobina il
riff assassino. Comunque sia andata, chiunque lo abbia voluto,
suggerito, auspicato e ordinato, quell’intro divenne Satisfaction, una
delle più famosi canzoni rock mai composte.
Non è per niente importante ragionare sul fatto che la sua creazione
sia avvenuta con la riflessione o sotto la spinta dell’alcol: senza
tener conto che esiste la possibilità della terza via, ovvero l’ubriaco
che riflette! Ma questo è spaccare il capello in quattro giusto per
occupare il tempo. Quello che invece conta, è che quella musica e quelle
parole abbiano avuto fortuna e abbiano raggiunto più di una generazione
di ragazzi e ragazze. E’ veramente sorprendente notare come il tempo
non riesca a patinare di ruggine o polvere quella sequenza di note e
parole che formano la canzone. Quando Keith presentò i primi vagiti di
Satisfaction a Mick Jagger e compagni usò un fuzzbox – uno dei primi
distorsori – e, quando Mick chiese la ragione di quel suono esagerato,
Keith spiegò che era l’unico modo per imitare il suono dei fiati. Non
solo, a posteriori si può senz’altro affermare che è stato un modo per
rendere veramente originale un riff del genere: infatti, realizzato dai
fiati sarebbe venuto fuori solo un bella frase di sax. Invece così è
diventato qualcosa di nuovo.
All’epoca molti, nell’ascoltare il brano la prima volta, dicevano,
“hey, ma che diavolo è quel suono?”. Fu veramente una grande coincidenza
per i Rolling Stones intuire che il fuzzbox e non i fiati veri, avrebbe
attirato l’attenzione. Ma la sua fortuna fu inizialmente avversata. In
Europa fu vietata la sua trasmissione radiofonica, perché il suo testo
era esplicitamente, in alcuni passaggi, ispirato alla sessualità. I suoi
primi accessi all’etere avvengono grazie a radio private inglesi e
scandinave: alcune di queste radio, così pare, erano ancorate nei mari
del nord! Poi, quando iniziò a essere sdoganata, guadagnò il primo posto
in classifica in tutte le nazioni, meno nell’attuale terra di Hollande,
la rivoluzionaria Francia, la quale tributò agli Stones, un diplomatico
terzo posto. Questo brano ha un particolare valore per i Rolling
Stones, infatti non manca mai dalla loro scaletta live.
Inoltre ne sono state fatte diverse cover. Tanti gli artisti che si
sono appassionati alle sue note, ne citiamo alcuni come la band
statunitense Devo, Britney Spears, Baustelle, il cantautore Mimmo
Parisi, la leggendaria Aretha Franklin e Otis Redding. Bene, allora
auguri ai 50 anni di Satisfaction e arrivederci ai prossimi 50.